mardi 20 mai 2008

GUISEPPE GARIBALDI



Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807.

Carattere irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare.

Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza.

Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina.
Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile.

Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma.
Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna.

Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera.
Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi.

Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori.

Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia.

I1 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.
I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali.

Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte.
Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa.


Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso.

Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici.

Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia.
Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.

mardi 13 mai 2008

Hymne National Italien

Histoire
Cet hymne est né à Gênes en automne 1847.
En Italie, il est surtout connu sous le nom d’Inno di Mameli (« Hymne de Mameli »), du nom de son auteur, Goffredo Mameli, un jeune étudiant patriote de 20 ans.
Le texte fut mis en musique peu après à Turin par un autre Génois, Michele Novaro.
Le Chant des Italiens est né dans le climat de ferveur patriotique qui précédait la guerre contre l’Autriche.
Le caractère immédiat des vers et la vigueur de la mélodie en firent le chant préféré de l’unification italienne, non seulement pendant le Risorgimento mais également dans les décennies qui suivirent.
Ce n’est pas un hasard si Giuseppe Verdi, dans son Inno delle Nazioni de 1862, attribua justement au Canto degl’Italiani - et non à la Marcia Reale (Marche royale, alors hymne officiel du royaume italien) - le rôle de symbole italien, en le mettant aux côtés du God Save the Queen et de la Marseillaise.
C’est donc très naturellement que le 12 octobre 1948, l’Hymne de Mameli est devenu, d'abord provisoirement, l’hymne national de la jeune République italienne.
En fait, ce n'est que le 17 novembre 2005, que le Senato della Repubblica approuve, en commission des Affaires constitutionnelles, un décret-loi qui doit encore être présenté en séance plénière.
Juste après l'armistice de 1943, l'hymne officiel était celui dit du Piave.

Texte

Fratelli d’Italia Frères d’Italie
L’Italia s’è desta, L’Italie s’est levée,
Dell’elmo di Scipio Avec le casque de Scipion [l’Africain]
S’è cinta la testa. Elle s’est ceint la tête.
Dov’è la Vittoria? Où est la Victoire ?
Le porga la chioma, Qu’elle lui tende sa chevelure,
Che schiava di Roma Car esclave de Rome
Iddio la creò. Dieu la créa.

Fratelli d’Italia Frères d’Italie
L’Italia s’è desta, L’Italie s’est levée,
Dell’elmo di Scipio Avec le heaume de Scipion [l’Africain]
S’è cinta la testa. Elle s’est ceint la tête.
Dov’è la Vittoria? Où est la Victoire ?
Le porga la chioma, Qu’elle lui tende sa chevelure,
Che schiava di Roma Car esclave de Rome
Iddio la creò. Dieu la créa.


Stringiamoci a coorte Serrons-nous en cohortes
Siam pronti alla morte Nous sommes prêts à la mort
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò. L’Italie [nous] a appelés.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò
Noi fummo da secoli Nous sommes depuis des siècles
Calpesti, derisi, Piétinés, moqués,
Perché non siamo popolo, Parce que nous ne sommes pas un peuple,
Perché siam divisi. Parce que nous sommes divisés.
Raccolgaci un’unica Que nous rassemble un unique
Bandiera, una Speme: Drapeau, un Espoir :
Di fonderci insieme De nous fondre ensemble
Già l’ora suonò. L’heure a déjà sonné



Uniamoci, amiamoci, Unissons-nous, aimons-nous
l’Unione, e l’amore L’Union, et l’amour
Rivelano ai Popoli Révèlent aux Peuples
Le vie del Signore; Les voies du Seigneur ;
Giuriamo far libero Jurons de libérer
Il suolo natívo: Le sol natal :
Uniti per Dio Unis pour Dieu
Chi vincerci può? Qui peut nous vaincre ?


Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò !
Dall’Alpi a Sicilia Des Alpes à la Sicile
Ovunque è Legnano, Où Legnano soit
Ogn’uom di Ferruccio Chaque homme a le cœur,
Ha il core, la mano, la main de Ferruccio,
I bimbi d’Italia Les enfants d’Italie
Si chiaman Balilla, S’appellent Balilla,
Il suon d’ogni squilla Le son de chaque cloche
I Vespri suonò. A sonné les Vêpres.


Son giunchi che piegano Sont des joncs qui ploient
Le spade vendute: Les épées vendues
Già l’Aquila d’Austria L’Aigle d’Autriche
Le penne ha perdute. A déjà perdu ses plumes
Il sangue d’Italia, Il a bu le sang d’Italie,
Il sangue polacco, Le sang polonais,
Beve, col cosacco, avec le Cosaque,
Ma il cor le bruciò. Mais cela lui a brûlé le cœur.


Refrain complet :

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte (bis)
L’Italia chiamò
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte (bis)
L’Italia chiamò Si !